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Deruta, da secoli un borgo di vasai


Un lungo silenzio avvolge la storia di Deruta almeno fino all’anno 1040, quando il toponimo compare per la prima volta nei documenti dell’abbazia di Farfa in Sabina.
Si può pensare, dunque, a un grande naufragio storico, il cui unico relitto è un nome sinistramente significativo: Deruta (latino diruta). L’origine del nome pare si colleghi alla fuga dei perugini, nel 40 a.C., dalla loro città distrutta, e al loro stabilirsi in questo colle che prende il nome di “Perugia vecchia” (toponimo ancora oggi esistente che identifica un colle sopra Deruta).
La omofonia del termine “ruta” deve aver influenzato la fantasia dei derutesi, che pongono a loro insegna la ruta, come si vede nello stemma parlante della città, dove una pianta di ruta sovrasta la torre merlata a cui si affianca, a dominarla, il grifo perugino coronato.

Il più antico documento riguardante la ceramica derutese risale al 1277 ed è relativo alla produzione di laterizi: il 30 marzo 1277, infatti, il Comune di Perugia emette un bando per la fornitura di centomila mattoni per la pavimentazione delle vie della città secondo le misure e la qualità dei mattoni di Deruta. In un documento del 1282 si legge che i massari dell’acquedotto di Perugia, in occasione della festa di Sant’Ercolano, si rivolgono a un vasaio derutese per una fornitura di brocche. Il registro dei censi della cattedrale di Perugia documenta che, fin dal 1290, la chiesa di San Nicolò di Deruta paga il censo annuo mediante una soma di vasi anziché in denaro.

Tutto, nel borgo, racconta dell’arte della ceramica. Ogni angolo di Deruta riserva una sorpresa...

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